Cagliari ha rinnovato la celebrazione e il voto in onore di Sant’Efisio Martire.
Per la 362ma volta, alle 12 del primo maggio, il Simulacro di Sant’Efisio ha lasciato la Chiesa di Stampace per ripercorrere il cammino verso Nora nel luogo del suo martirio.
Secondo la tradizione, il martire guerriero nacque a Elia, alle porte di Antiochia in Asia minore, nel 250 d.C., da madre pagana e padre cristiano.
Anche se educato al paganesimo dalla madre Alessandra, Efisio si mostra insofferente alla dottrina. Si arruolò ufficiale dell’esercito romano e così fu mandato in Italia a combattere i cristiani. Qui il giovane ufficiale visse un episodio che cambiò il corso della sua vita e si convertì al cristianesimo. Mentre era in marcia verso Napoli (o Brindisi) alla testa del suo reparto, venne disarcionato da un bagliore improvviso. Quindi una voce gli disse: “Sono il Cristo, colui che tu perseguiti”. E sul palmo della sua mano destra si impresse una croce.
In seguito a questo evento prodigioso Efisio decise di convertirsi alla fede cristiana. Inviato in Sardegna per difendere gli interessi dell’impero romano, nonostante gli editti anticristiani emanati da Diocleziano, Efisio cominciò a diffondere pubblicamente il Vangelo, rifiutando decisamente di abiurare la fede cristiana. Atto che obbligò il governatore ad arrestarlo e imprigionarlo in una cella ricavata da una caverna, nel luogo in cui oggi sorge la Chiesa a lui dedicata a Stampace, dove venne barbaramente torturato.
Il nuovo governatore dispose la decapitazione per spada. La condanna fu eseguita sulla spiaggia di Nora il 15 Gennaio del 286 d.C. (o, secondo altre fonti, nel 303 d.C.).
Si tramanda che prima dell’esecuzione Efisio abbia formulato questa preghiera:
“Ti prego, Signore, di proteggere la città di Cagliari dall’invasione dei nemici. Fa che il suo popolo abbandoni il culto degli Dei, respinga gli inganni del Demonio e riconosca Te, Gesù Cristo Nostro Signore, quale unico vero Dio. Fa che i malati che pregheranno sul luogo della mia sepoltura possano recuperare la salute, e chiunque si trovi in pericolo nel mare o minacciato dagli invasori, tormentato dalla fame o dalla peste, dopo aver invocato me, Tuo servo, possa essere condotto in salvo.”
La continuità del culto in onore del Santo, Sardae Patronus insulae, ha testimonianze ininterrotte in ogni secolo. La tradizione fa risalire l’origine della Festa al Voto pronunciato nel 1652, affinché il Santo, intercedesse in favore della città e la liberasse dal terribile morbo della peste.
Un intenso momento di devozione, fede, cultura e tradizioni centenarie che si fondono in una processione unica nel suo genere.
Foto Salvatorangelo Piredda